In un report del 2021 realizzato da MoneyFarm e Progetica emerge l’ennesimo dato sulle lacune degli italiani in tema di conoscenze finanziarie.

Pur essendo un paese di risparmiatori, risulta tra i più indietro al mondo (a parità di sviluppo) in tema di conoscenze finanziarie. Il dato non cambia di molto tra giovani e anziani ma anzi risulta carente in modo quasi omogeneo in tutte le fasce di età.

Questo sondaggio ha riportato che solo il 4% degli italiani conosce tutti gli elementi che impatteranno sul loro assegno previdenziale.

Quali sono questo elementi?

  • Anzianità contributiva (numero di anni lavorati).
  • Stipendio.
  • Aumento della speranza di vita.
  • Andamento del PIL (Prodotto Interno Lordo)
  • Tipo di lavoro svolto.

L’aumento della speranza di vita incide negativamente sull’assegno pensionistico in quanto un maggior numero di anni vissuti dopo il pensionamento implica un maggior numero di anni di ricezione della pensione, elemento che impatta nel bilancio previdenziale complessivo. Anche il PIL, utilizzato come indicatore di crescita, incide in maniera rilevante: se l’andamento dell’economia italiana) scende, anche le pensioni scenderanno.

Dato preoccupante risulta essere quello sui fondi previdenziali in cui risultano impiegati attualmente circa 200 miliardi che se paragonati alle cifre stanziate nei conti correnti infruttiferi (1.780 miliardi) offre una visione di quanto risparmio potenziale gli italiani bruceranno letteralmente nei prossimi decenni.

Ad abbinarsi a questo concetto è il fatto del doppio ruolo sociale dei fondi pensione in quanto, come tutti i prodotti di risparmio, non solo sono la risposta ad una ricerca di efficienza dei propri risparmi ma allo stesso tempo contribuiscono loro stessi allo sviluppo dell’economia effettuando investimenti di lungo periodo.

Dal medesimo report emerge anche una scarsa conoscenza generalizzata sul collegamento tra rendimenti, rischio e orizzonte temporale e la scarsa propensione di muoversi da linee previdenziali “garantite” (con rendimenti ad oggi bassissimi) rispetto a linee bilanciate e azionarie che in ragione dell’orizzonte temporale di riferimento per un 30 enne o 40 enne offrirebbero un ottimo premio in relazione al rischio assunto.

Forse gli italiani dovrebbero comprendere che il tasso di sostituzione, di cui si è parlato in uno specifico articolo, sta scendendo drasticamente e si stima, sempre secondo un vecchio report di MoneyFarm, che i 30enni e 40enni di oggi, molto probabilmente, andranno incontro ad una pensione pubblica inferiore di circa il 50% rispetto al proprio reddito da lavoro.

Un elemento su cui tutti dovremmo riflettere.

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